Piccole storie per sopravvivere a un addio | Anna Pizzoccaro
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Nel 2010 mia madre ha scoperto di avere una grave malattia e dopo circa un anno è morta. Accompagnarla nel suo decadimento e infine assistere alla sua morte ha cambiato me e le mie sorelle in modo totale e definitivo.
So che il lutto per la morte dei genitori è in un qualche modo naturale e inevitabile, eppure per me è stato molto difficile dirle addio e in seguito accettare la sua assenza. Ho attraversato periodi di vero buio, ho sofferto la solitudine, sono stata arrabbiata e per un certo periodo ho cercato ossessivamente un segno che fosse ancora qui. Infine ho conservato il suo ricordo in modo malinconico, impedendomi di essere completamente felice. Quando sono nati i miei figli ho deciso di trasformare il dolore in qualcosa di utile, in consapevolezza.
Ho ordinato le tantissime immagini prodotte negli ultimi anni in un racconto visivo sulla perdita e sull’assenza. Da quando mia madre si era ammalata infatti avevo creato molte immagini, in modo diverso a seconda della fase in cui mi trovavo ma in modo sempre costante e consapevole.
Questo racconto è costituito da tante storie: la mia, quella di mia madre e quella delle mie sorelle.
In queste storie il tempo non è lineare: passato e presente si fondono in una narrazione fantastica. Lo spazio è quello dell’animo.
Anna Pizzocaro
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Nel 2010 mia madre ha scoperto di avere una grave malattia e dopo circa un anno è morta. Accompagnarla nel suo decadimento e infine assistere alla sua morte ha cambiato me e le mie sorelle in modo totale e definitivo.
So che il lutto per la morte dei genitori è in un qualche modo naturale e inevitabile, eppure per me è stato molto difficile dirle addio e in seguito accettare la sua assenza. Ho attraversato periodi di vero buio, ho sofferto la solitudine, sono stata arrabbiata e per un certo periodo ho cercato ossessivamente un segno che fosse ancora qui. Infine ho conservato il suo ricordo in modo malinconico, impedendomi di essere completamente felice. Quando sono nati i miei figli ho deciso di trasformare il dolore in qualcosa di utile, in consapevolezza.
Ho ordinato le tantissime immagini prodotte negli ultimi anni in un racconto visivo sulla perdita e sull’assenza. Da quando mia madre si era ammalata infatti avevo creato molte immagini, in modo diverso a seconda della fase in cui mi trovavo ma in modo sempre costante e consapevole.
Questo racconto è costituito da tante storie: la mia, quella di mia madre e quella delle mie sorelle.
In queste storie il tempo non è lineare: passato e presente si fondono in una narrazione fantastica. Lo spazio è quello dell’animo.
Anna Pizzocaro
Anna Pizzoccaro è nata a Milano nel 1982. Ha frequentato il corso di laurea in Sociologia presso l’Università di Milano-Bicocca. Si laurea nel 2008 con una tesi di ricerca svolta presso l’Università di Amsterdam. Da sempre appassionata di arte visiva, nel 2009 inizia il suo percorso professionale nella fotografia. Ha frequentato il corso biennale presso l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano e durante gli studi ha realizzato i primi lavori in ambito fotografico. Dal 2009 al 2012 ha lavorato come assistente per diversi fotografi di moda e ha gestito lo studio fotografico Spazioloft a Milano. Collabora con l’agenzia Millenium di Londra. Il suo lavoro Olympic Parks (2013), sui parchi olimpici abbandonati in seguito alle Olimpiadi, è stato esposto a Milano e ha avuto diversi riconoscimenti e pubblicazioni.un progetto di
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Lampione notturno, pioggia, Italia, 2013. © Anna Pizzoccaro.
Mia sorella cammina da sola in campagna, Scansione da pellicola bianconero, Sicilia, 2011. © Anna Pizzoccaro.
Un cavallo bianco attraversa la strada, Scansione da pellicola a colori, Sicilia, 2011. © Anna Pizzoccaro.
Mia sorella guarda fuori dalla finestra di casa mia, Milano, 2014. © Anna Pizzoccaro.
Ecografia del mio secondo figlio, Milano, 2015. © Anna Pizzoccaro.
Mio figlio indica quello che vede attraverso il vetro, fotografia effettuata con iPhone, Italia, 2017. © Anna Pizzoccaro.
Letto di un ospedale, fotografia effettuata con iPhone, Milano, 2015. © Anna Pizzoccaro.
Campagna italiana, scansione da pellicola bianconero, Italia, 2012. © Anna Pizzoccaro.
Cielo dopo il temporale, Australia, 2013. © Anna Pizzoccaro.
Mio figlio si stropiccia gli occhi mentre la luce entra dalla finestra, Italia, 2018. © Anna Pizzoccaro.
Bosco in cui passeggio spesso, scansione da pellicola, Italia, 2012. © Anna Pizzoccaro.
L’ombra di mia madre quando studiava al college negli Stati Uniti, collage, USA, ?. © Anna Pizzoccaro.
Io e le mie sorelle durante una festa che ricordiamo, frame da video pubblico Youtube, Italia, 2002?. © Anna Pizzoccaro.
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I miei figli mi osservano al buio, Italia, 2018. © Anna Pizzoccaro.
Il giardino della nostra ultima vacanza insieme, Scansione da pellicola bianconero, Sicilia, 2011. © Anna Pizzoccaro.
Un arcobaleno appare il giorno del suo funerale, collage, Nowhere, 2012. © Anna Pizzoccaro.
Una bambina sta imparando a nuotare senza braccioli, Gold Coast, Australia, 2013. © Anna Pizzoccaro.
Il posto più a est del mondo, Australia, 2013. © Anna Pizzoccaro.
Il pavimento di una stanza in cui non funziona la corrente, Milano, 2013. © Anna Pizzoccaro.
Orchidee nell’ufficio di mia madre, Milano, 1995. © Anna Pizzoccaro.
Mia madre ci lasciò scritte delle parole prima di andarsene, collage, Italia, ?. © Anna Pizzoccaro.
Riflessi colorati sulle scarpe di mio figlio, Italia, 2017. © Anna Pizzoccaro.
Polaroid di una persona che riposa, Milano, 2010. © Anna Pizzoccaro.
L’ombra mia e di mio figlio nel nostro giardino, Italia, 2017. © Anna Pizzoccaro.
Il vestito nero che indossava di mia sorella, Australia, 2013. © Anna Pizzoccaro.
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